martedì 4 agosto 2009

8. Città e Stati (8 - 5.5 mila anni fa)

Gruppi nomadi, villaggi e città costituiscono i principali centri di potere politico durante tutto il Neolitico. I loro rapporti sono turbati da frequenti conflitti, che talvolta sfociano in vere e proprie guerre.

Il condottiero vittorioso spartisce i territori conquistati fra i clan che lo hanno appoggiato e inaugura così il fenomeno della proprietà privata che, per il momento, è di natura collettiva.

Esaurita la spinta espansionistica, i vincitori tendono a conservare le loro conquiste e perseguono obiettivi di pace e di ordine sociale attraverso l’istituzione di un apparato amministrativo e giuridico.

I simboli del potere, apparsi per la prima volta nel dominio, raggiungono la massima espressione nella città, dove si afferma la divisione del lavoro e la stratificazione sociale e si costituiscono stabili istituzioni politiche, fra cui spicca uno stabile apparato militare.

Nella città i legami di consanguineità sono ridotti al minimo e vengono sostituiti da collanti culturali, ossia da opportune ideologie che sono create dai gruppi dominanti, ma che devono essere integrati comunque con l’impiego della forza.

Alla fine, la società urbana assume la forma di una piramide, che ha, al suo vertice, il re o il sacerdote; seguono i funzionari, i guerrieri, gli artigiani, i contadini e gli schiavi. In pratica, un piccolo numero di famiglie ricche e ben organizzate tengono sottomesse grandi masse con la minaccia delle armi.

Insieme alle città e agli Stati, hanno inizio le guerre e il fenomeno della schiavitù.

È il trionfo della legge del più forte, che però è camuffata dal diritto.

mercoledì 22 luglio 2009

7. Domìni (8 - 5.5 mila anni fa)

La diffusione di agricoltura e allevamento rendono possibile la costituzione di un consistente surplus alimentare e stanno alla base della proliferazione di villaggi stabili, dove gruppi umani sempre più numerosi ed eterogenei si trovano a vivere in spazi relativamente ristretti e tendono a darsi un’organizzazione sempre più solida, dalla quale emergerà la città.

L’intero Neolitico può essere visto come la lunga fase di passaggio dalla cultura di villaggio alla cultura urbana, che ha la sua struttura-simbolo nel «dominio» o «potentato» o chefferie o chiefdom.

In definitiva, il dominio è propriamente questo: un villaggio dove vengono ostentati i simboli del potere politico-religioso che, a loro volta, servono a collegare la sfera umana con quella divina e a mantenere coesa la comunità grazie all’effetto collante di una tradizione locale cui si unisce la paura del castigo divino e del ricorso alla forza armata delle istituzioni.

Gli abitanti del dominio hanno ormai perso la tipica autosufficienza dei cacciatori-raccoglitori e tendono a specializzarsi in specifiche attività lavorative, così che, accanto alla figura del contadino, si va affermando quella dell’artigiano, del soldato, del sacerdote, del funzionario e del capo.

Il dominio è la prima società non egualitaria, dove una classe dominante, numericamente minoritaria, si investe o viene investita di un potere decisionale e impositivo su tutta la comunità.

Il dominio è anche la prima comunità politica degna di questo nome. Controlla meglio il territorio e può avviare azioni di forza organizzate a danno di popolazioni vicine.

La disponibilità di riserve alimentari costituisce un vantaggio ed un problema ad un tempo: il vantaggio è quello di poter meglio affrontare i periodi di crisi; il problema è che il surplus rappresenta anche un oggetto di tentazione e di desiderio per molti, sia indigeni che stranieri.

Nel Neolitico esplode il fenomeno del banditismo, che è tipicamente praticato da popolazioni nomadi a danno di quelle contadine.

6. Tribù e villaggi (12-8 mila anni fa)

Il Mesolitico è un periodo di crisi e di rinascita: le crisi accrescono l’importanza del ruolo sociale dello sciamano; la rinascita è legata alla scoperta dell’agricoltura e dell’allevamento, che consente la costituzione di un surplus alimentare.

Il surplus è gestito pressoché esclusivamente dallo sciamano, ma è ancora ignoto alle famiglie, le quali continuano a vivere alla giornata e secondo il consueto stile clanico.

L’uomo mesolitico ignora il potere politico, la proprietà privata e il diritto; vive per la semplice sussistenza e non trova spazio per i bisogni secondari.

La società tribale non costituisce un obiettivo intenzionale dell’uomo, teso a migliorare le proprie condizioni di vita, ma rappresenta un punto d’inizio, da cui l’uomo partirà per creare società indefinitamente più ampie e organizzate.

In pratica, essa è frutto della combinazione della naturale socievolezza della specie umana, dell’incremento demografico e dell’elemento religioso.

5. Clan e tribù (40 – 12 mila anni fa)

Con l’affermazione del linguaggio simbolico e lo sviluppo dell’autocoscienza l’uomo comincia a vedere lo stesso ambiente con occhi nuovi. In particolare, egli trova minacciosi certi eventi naturali e, per la prima volta, avverte un senso di paura e il bisogno di essere rassicurato. Lo sciamano e la religione rispondono egregiamente a questo bisogno e il dio diviene la figura causale e responsabile, nel bene e nel male, di ogni evento.

Se tutto è riconducibile ad un dio e tutto gli appartiene, non resta che affidarsi a lui e sottoporsi alla sua volontà, che gli uomini possono conoscere per mezzo dello sciamano. In qualità di interlocutore privilegiato del dio, lo sciamano incarna da una parte l’ingresso dell’elemento religioso nelle vicende umane, dall’altro costituisce il primo esempio di divisione del lavoro su basi culturali. Durante il Paleolitico inferiore, lo sciamano non svolge ancora un ruolo sociale stabile e acquista potere solo nei momenti difficili.

La tribù è la prima comunità umana fondata su legami prevalentemente di tipo culturale-religioso. Non ci sono limiti teorici alla dimensione di una tribù. La società tribale si caratterizza, oltre che per l'elemento religioso, per la particolare importanza attribuita all'anziano e per la quasi assenza di gerarchia sociale.

4. Il Clan (100-40 mila anni fa)

Il clan costituisce il primo esempio di società culturale, i cui membri del clan si ritengono discendenti di un antenato comune, e pertanto si comportano come se fossero imparentati, anche se in realtà non lo sono. Il nuovo legame culturale consente l’ampliamento delle dimensioni del gruppo, ma non incide significativamente sulla vita della gente.

Nella società di clan ancora non si produce surplus e ogni famiglia continua a provvedere al proprio sostentamento e alla propria sicurezza, attimo per attimo.

La stessa società, tuttavia, comporta innegabili vantaggi, apprezzabili non solo in tempi di pace (controllo di un territorio più esteso e migliore sfruttamento dello stesso), ma anche, e soprattutto, in condizioni di crisi, allorché tutte le famiglie si compattano sotto il comune simbolo clanico e, unite, fronteggiano il problema, con maggiore probabilità di successo.

Per la prima volta il legame culturale rende possibili dei rapporti pacifici e solidali tra famiglie non imparentate e distanti fra loro fisicamente, creando le condizioni favorevoli per un indefinito sviluppo del linguaggio e per un’altrettanto indefinita crescita culturale.

3. La Banda (1 milione - 100 mila anni fa)

Grazie alla sua superiore intelligenza e socialità, l’erectus riesce ad ampliare i limiti della famiglia e realizza la società di banda.

La banda è un gruppo di piccole dimensioni (25-250 individui) composto da poche famiglie strettamente imparentate che, pur vivendo separate, all’interno di un territorio comune, ciascuna in una propria area e provvedono alle proprie necessità in modo autonomo, si riconoscono come un’unica, grande famiglia e ignorano qualsiasi apparato istituzionale e qualsiasi stratificazione sociale.

La società di banda risponde un po' meglio della famiglia ai bisogni dell'individuo e costituisce il primo passo verso le più complesse società claniche e tribali, di cui parleremo nei prossimi capitoli.

2. La famiglia (da 4 milioni di anni fa)

La famiglia è uno dei tanti strumenti selezionati dalla natura per la sopravvivenza dell’individuo.

All’interno della famiglia, i rapporti fra individui sono regolati dalla legge naturale del più forte, che è temperata dai legami sessuali e parentali, anch’essi selezionati dalla natura.

La famiglia è soprattutto importante come punto di partenza del successivo sviluppo sociale dell’homo.

1. Presentazione

L'utilizzo di questo blog è particolarmente adatto a quanti siano interessati a conoscere gli eventi delle comunità degli ominidi e dell'uomo prima dell'invenzione della scrittura.

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3. Lo scopo finale è quello di costruire dal basso una teoria organica della democrazia diretta.