Gruppi nomadi, villaggi e città costituiscono i principali centri di potere politico durante tutto il Neolitico. I loro rapporti sono turbati da frequenti conflitti, che talvolta sfociano in vere e proprie guerre.
Il condottiero vittorioso spartisce i territori conquistati fra i clan che lo hanno appoggiato e inaugura così il fenomeno della proprietà privata che, per il momento, è di natura collettiva.
Esaurita la spinta espansionistica, i vincitori tendono a conservare le loro conquiste e perseguono obiettivi di pace e di ordine sociale attraverso l’istituzione di un apparato amministrativo e giuridico.
I simboli del potere, apparsi per la prima volta nel dominio, raggiungono la massima espressione nella città, dove si afferma la divisione del lavoro e la stratificazione sociale e si costituiscono stabili istituzioni politiche, fra cui spicca uno stabile apparato militare.
Nella città i legami di consanguineità sono ridotti al minimo e vengono sostituiti da collanti culturali, ossia da opportune ideologie che sono create dai gruppi dominanti, ma che devono essere integrati comunque con l’impiego della forza.
Alla fine, la società urbana assume la forma di una piramide, che ha, al suo vertice, il re o il sacerdote; seguono i funzionari, i guerrieri, gli artigiani, i contadini e gli schiavi. In pratica, un piccolo numero di famiglie ricche e ben organizzate tengono sottomesse grandi masse con la minaccia delle armi.
Insieme alle città e agli Stati, hanno inizio le guerre e il fenomeno della schiavitù.
È il trionfo della legge del più forte, che però è camuffata dal diritto.
8. Città e Stati (8 - 5.5 mila anni fa)
15 anni fa